Quando ero piccola, trovare lavoro non era un problema. Esisteva il fantomatico “ufficio di collocamento” a cui ti iscrivevi e che ti trovava magicamente un lavoro, un po’ come essere smistati dal Cappello Parlante di Harry Potter. Facile no?

Forse, ma questo sistema non rispondeva bene alle nuove caratteristiche di flessibilità e competizione del mercato già degli anni ’90. Si è passati quindi nel 1997 a un altro sistema, in cui gli uffici di collocamento si sono trasformati nei centri per l’impiego, uffici regionali che lavorano su base provinciale e dovrebbero essere stati costituiti per trovare lavoro a chi lo cerca. Dico dovrebbero, perché qualcuno di voi ha mai trovato impiego grazie ai suddetti centri? Qualcuno di voi ha peraltro mai fatto un colloquio presso i suddetti centri?

Tralasciando per un attimo anzi per sempre i centri per l’impiego, i metodi per trovare lavoro oggi sono essenzialmente due, anzi tre ma poi due sono collegate: la segnalazione, internet, le agenzie per il lavoro.

1) La segnalazione. Attenti, non parlo di raccomandazione. Che poi quella ci sia e sia anche più efficace di tutti questi metodi è un altro discorso. Qui parliamo di conoscenze, ovvero: io so che nella mia azienda cercano un contabile; una mia amica che faceva la contabile è appena stata licenziata; le dico che c’è una posizione nella mia azienda; lei viene chiamata e fa il colloquio. Non c’è qui garanzia che la mia amica venga assunta, anche se il fatto che io, anche solo proponendola come candidata, praticamente garantisca per lei è già un gran vantaggio. Tutto legale quindi, perché la persona viene assunta effettivamente per le sue capacità. Si tratta solo di un canale di informazione ulteriore e tra l’altro del più efficace.

2) Internet. Su internet la ricerca del lavoro avviene in due modi: o si mandano autocandidature alle aziende, magari attraverso la sezione “Lavora con noi” del sito ufficiale, oppure ci si iscrive a siti come InfoJobs o Adecco. Ora, ci sono tre tipologie di siti come questi: quelli che sono praticamente solo degli aggregatori di offerte di lavoro, come appunto InfoJobs; i motori di ricerca specializzati in questo ambito come ad esempio JobRapido; i siti delle agenzie per il lavoro come ad esempio Adecco. Nella maggiorparte dei casi bisogna iscriversi al sito, caricare o compilare il proprio curriculum e poi si può procedere alla ricerca vera e propria del lavoro ed eventualmente alle candidature. I motori di ricerca ci reindirizzeranno su altri siti; su quelli che abbiamo chiamato aggregatori troveremo direttamente le offerte pubblicate da varie agenzie; sui siti delle agenzie ovviamente troveremo solo le offerte presiedute da quell’agenzia.

3) Le APL (Agenzie Per il Lavoro). Dunque cosa sono queste APL? Quando si è proceduto alla riforma del sistema di ricerca del lavoro, è avvenuta una sorta di privatizzazione del servizio. Mentre prima era il centro di collocamento (quindi un organo statale) a trovare lavoro al cittadino, ora è il cittadino che si deve muovere per cercarlo. Non solo: oltre ai centri per l’impiego (regionali), sono nate anche agenzie del tutto private (ma riconosciute e legittimate una per una dallo stato) che si occupano della collocamento dei lavoratori. Queste agenzie (chiamate anche di lavoro somministrato o temporaneo o interinale) fanno da tramite tra il singolo lavoratore e l’azienda e permettono ai due soggetti di incontrarsi. Chi cerca lavoro deve quindi iscriversi e dare i suoi dati alle agenzie presentandosi di persona presso una filiale o, come abbiamo detto sopra, tramite Internet.

FINE DELLO SPIEGONE, INIZIO DELLA POLEMICA

Queste cose non ve le dice nessuno. O ve le andate a cercare sapendo dove andarle a cercare, oppure brancolate nel buio basandovi su pezzi di informazioni carpite ed estrapolate qua e là. Queste cose non le insegnano all’università nè tantomeno alle superiori, anche se a mio parere dovrebbero assolutamente farlo. Si tratta di informazioni vitali e d’accordo, sono utili a noi, perciò saremmo noi che ce ne dovremmo interessare, ma i percorsi di studio non si chiamano “formazione” proprio perché devono condurre a un lavoro?

Manca un passaggio oggi tra l’istruzione e il lavoro. È quasi come se prima la scuola e poi l’università ti portassero per mano fino alla laurea fino al ciglio di un burrone e poi ti lanciassero giù sperando che tu voli da solo. Non solo in qualche caso non ti hanno dato le ali, ma non ti hanno neanche insegnato come si fa a volare.
Parlo ovviamente solo di alcune facoltà, perché in quelle come ad esempio medicina o veterinaria (sigh) ci sono dei percorsi prestabiliti per permettere agli studenti di inserirsi nel mondo del lavoro, con tirocini e praticantati.
Certo, in tutte le università ci sono servizi di placement e di orientamento, ma sono assolutamente facoltativi e qualche volta non molto promossi dall’università stessa. La cosa mi è sempre sembrata assurda, ma ora che il lavoro è poco ancora di più, perché, d’accordo, c’è chi prende la laurea per cultura personale, ma la maggiorparte di noi studia per poi lavorare ed è illogico che ci si lasci così allo sbaraglio.

Continua…